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Adenocarcinoma prostatico

Il cancro della prostata: la sola parola fa paura. Scopriamo insieme cos'è, come si forma e come possiamo combatterlo.

 Il cancro è una malattia caratterizzata dalla crescita incontrollata di cellule anormali dell'organismo. Il corpo umano è fatto di miliardi di cellule. Le cellule si riproducono dividendosi, in tal modo sono possibili la crescita o la riparazione di una ferita. Talvolta le cellule si moltiplicano in modo eccessivo e originano una massa chiamata tumore. Alcuni tumori sono benigni (non cancerosi), altri maligni (cancerosi).

La crescita dei tumori benigni è limitata e mette raramente in pericolo la vita, anche se può interferire con le funzioni normali dell'organismo. I tumori maligni, invece, invadono e distruggono i tessuti normali. Con metastasi si intendono formazioni cancerose differite dal cancro primitivo. Le metastasi si verificano quando cellule tumorali si separano dal tumore originario diffondendosi con la circolazione sanguigna o linfatica in altre parti del corpo dove si impiantano e si riproducono dando origine a nuovi tumori.


In alcuni casi i tumori maligni crescono e si diffondono rapidamente, in altri casi lentamente. Per questa ragione è talvolta maggiormente favorevole il decorso di un tumore grosso, ma poco aggressivo (si definiscono "ben differenziati"), rispetto ad uno piccolo, ma a crescita incontrollata ("tumori scarsamente differenziati"). Una delle sedi in cui si sviluppano più frequentemente tumori nell'uomo è la prostata. L'opinione generalmente diffusa che il tumore maligno o cancro sia sinonimo di morte certa e imminente è assolutamente falsa. In modo particolare, il cancro della prostata può essere agevolmente diagnosticato in una fase precoce e pertanto guaribile; inoltre, per le sue caratteristiche di lentissimo accrescimento permette una lunga sopravvivenza anche nella grande maggioranza dei casi in cui sia scoperto in uno stadio non più suscettibile di guarigione completa.

 

Quanto è frequente il cancro alla prostata?

La presenza di cellule cancerose nella prostata è rara prima dei 40 anni (1 %), ma con il progredire dell'età diviene estremamente frequente fino ad interessare quasi il 100% degli uomini di oltre 70 anni. Fortunatamente però, solo in una parte di casi queste cellule si sviluppano dando origine a un tumore clinicamente manifesto.
In Italia il cancro della prostata rappresenta la 3a causa di morte tra i tumori, con una percentuale più elevata del 60% nel Nord del paese. Attualmente, ogni italiano con più di 65 anni ha circa il 3 % di probabilità teorica di morire per questa malattia. Negli USA ad esempio vi sono stati 31.900 decessi nel 2000 a causa di questa malattia. Il numero di tumori scoperti con i moderni metodi di prevenzione ha posto e pone ancora una drammatico dilemma: poichè non tutti i tumori scoperti causeranno problemi al paziente, quando è il caso di agire dopo la diagnosi? La diagnosi stessa, quanto e quando è auspicabile e utile?

 Il controllo periodico aiuta il medico a diagnosticare il cancro prostatico in una fase precoce, quando cioè non è solo curabile, ma anche guaribile. I sintomi del cancro della prostata sono assenti o scarsi nelle prime fasi e sono spesso associati a quelli di una iperplasia prostatica benigna (I.P.B.) coesistente. Entrambe le malattie sono comuni nell'uomo e causano spesso difficoltà alla minzione con getto debole e frequente. La I.P.B. è l'ingrossamento di quella parte interna della prostata vicino l'uretra. Come abbiamo detto nei capitoli precedenti essa non è un cancro. Il solo modo accurato per distinguere tra I.P.B. e cancro è l'ecografia prostatica trans-rettale associata al dosaggio del P.S.A., alla biopsia e alla visita del medico specialista. E' ragionevole sottoporsi a visite dopo i 50 anni o dopo i 40 se vi sono parenti con cancro della prostata.

Sarà presto messo a disposizione un importante video dove eseguiamo una biopsia a 3 pazienti sospettati di avere un cancro alla prostata. Opportunamente sedati per la biopsia, attendono l'accertamento dell'istologo lì presente per essere sottoposti a un intervento criochirurgico qualora ve ne sia bisogno (Link al Video).

 

Che cosa provoca il cancro della prostata?

La causa esatta del cancro della prostata è sconosciuta. Non si sa ancora perché, in alcuni casi, le poche cellule cancerose presenti nella maggioranza dei soggetti anziani inizino a proliferare dando origine al tumore.
Nelle sue fasi iniziali il tumore può non dare disturbi, poi, con il passare del tempo, man mano che si accresce, il tumore inizia a premere sulle parti vicine, ad esempio l'uretra. Questo fenomeno ostruisce il regolare deflusso dell'urina dalla vescica. In questa fase della malattia gli uomini urinano più frequentemente del normale (questo è spesso il primo sintomo della malattia); talvolta la minzione è molto difficile, addirittura dolorosa.

 Altri sintomi sono la presenza di globuli rossi o bianchi nell'urina o nello sperma. E' importante ricordare che il cancro della prostata, specialmente negli stadi iniziali, può non dare sintomi di sorta, per questo dopo i 40/50 anni si raccomandano controlli specialistici regolari. Quando il cancro della prostata si diffonde ai linfonodi vicini, alle ossa o ad altri organi, molti uomini sentono dolori ossei o articolari.

 

Cosa porta il cancro alla prostata a crescere?

La crescita e il normale funzionamento della prostata dipendono da un ormone maschile: il testosterone. Quasi tutto il testosterone è prodotto dai testicoli, una piccola parte dalle ghiandole surrenali. Il testosterone ha il medesimo effetto sul cancro della prostata che la benzina sul fuoco. Fino a quando l'organismo produce testosterone il tumore cresce e si diffonde.

 

Diagnosi:

I medici usano molti metodi per diagnosticare il cancro della prostata.

L'esplorazione rettale è il sistema più usato e antico. Con tale esame il medico infila un dito guantato e lubrificato nel retto e palpa la superficie posteriore della prostata attraverso la parete intestinale, in tal modo ne valuta la forma e la consistenza. Questa procedura è rapida e causa un minimo fastidio al paziente. Purtroppo quando il medico sente "qualcosa" e questo si rivela essere un tumore, una volta su due la malattia è già avanzata, e non più guaribile. Questo perché non tutti i tumori hanno forma e consistenza tali da renderli diversi e perciò riconoscibili rispetto al tessuto sano e, inoltre, anche perché molto spesso sono situati nella parte di prostata che non può essere toccata dal dito del medico.

L'antigene prostatico specifico (P.S.A.) è una proteina prodotta esclusivamente dal tessuto ghiandolare prostatico sano e malato. Questa sostanza aumenta nel sangue quando si sviluppano nella prostata un maggior numero di cellule ghiandolari; le cellule ghiandolari malate, infiammate o tumorali, producono molto più PSA dalle cellule normali. Studi recenti hanno permesso di dimostrare che esiste una relazione tra il volume della IPB e il livello del PSA. Mediante l'indagine ecografica trans-rettale si può perciò ricavare il valore di riferimento individuale per il singolo paziente (PSAP: PSA predetto). Quando il PSA dosato nel sangue supera il PSAP è necessaria molta prudenza perché è altamente probabile la presenza di cellule carcinomatose. I valori di riferimento di molti laboratori di analisi sono molto alti, e pertanto possono generare un falso ottimismo; a volte anche con valori molto inferiori a quelli ritenuti normali possono essere presenti adenocarcinomi significativi della prostata.

L'ecografia prostatica trans-rettale è un’indagine che permette di identificare il valore del PSAP, le aree sospette, la funzionalità della vescica, la presenza di calcoli prostatici, la struttura della prostata anche nella parte lontana dal retto dove il dito del medico non arriva con l'esplorazione rettale.

Durante questo esame uno strumento sottile, in grado da generare onde ultrasonore, viene inserito nel retto. Queste onde sono riflesse dai tessuti a seconda dalla loro consistenza generando echi diversi. La stessa sorgente di ultrasuoni è in grado di ricevere gli echi di ritorno, questi echi vengono poi trasformati in una immagine che il medico può vedere su uno schermo televisivo.

IN OGNI CASO, quando si sospetta la presenza di un cancro della prostata esiste un solo modo per essere certi dalla diagnosi: la biopsia. Il medico può prelevare piccoli pezzetti di prostata mediante un ago sottile. Questi pezzetti vengono esaminati al microscopio in modo da verificare se esistono cellule carcinomatose. Il modo più sicuro e indolore per prelevare i pezzetti di prostata nelle zone sospettate è la biopsia prostatica ecoguidata per via trans-rettale. Il medico "vede" ecograficamente le zone a rischio e lì esegue i prelievi (tecnica ecografica mirata). Inoltre è possibile prendere pezzetti anche intorno alla prostata per sapere fino a dove arriva la malattia (biopsie stadianti).

 

Chi cura il cancro della prostata?

Quando si sospettano problemi prostatici il medico curante può interpellare uno specialista, l'urologo. Questi è un medico e chirurgo preparato a diagnosticare e curare le malattie dell'apparato urinario e genitale. L'urologo capirà se i sintomi di un paziente sono causati da I.P.B. o cancro. In alcuni casi il paziente può essere anche inviato da un oncologo (uno specialista nel trattamento medico del cancro).

 

Come scegliere la cura migliore?

Questo scritto non vuole e non può dare risposte complete per ogni singolo problema. Aspetti troppo tecnici sono stati volutamente esclusi. Ad esempio non si è parlato del ruolo della linfoadenectomia laparoscopica di staging, della resezione prostatica distruttiva ecc. L'esperienza porta a affermare che ogni possibilità di cura dovrebbe essere quanto più possibile discussa e chiarita tra medico e paziente, senza voler necessariamente escludere i parenti più prossimi. Solo così tutti potranno portare il loro contributo alla cura prescelta in modo tale da trarne il miglior beneficio.

 

Che cosa mi accadrà?

E' normale apprendere con ansia, preoccupazione o angoscia di essere portatori di cancro della prostata. Gli stessi sentimenti e pensieri vivranno in parenti e amici.

Dialogare con chi ha già affrontato questi problemi può essere un modo per ricevere aiuto e incoraggiamento. L'esperienza insegna che con il passare degli anni il paziente scopre che anche quando non è possibile una guarigione completa, il cancro della prostata è una realtà con la quale è possibile convivere serenamente, conducendo una vita normale.
Se lo desiderate potreste chiedere al vostro medico di mettervi in contatto con altri pazienti. I pazienti che afferiscono al nostro gruppo sono incoraggiati a confrontare con altri le proprie esperienze, in modo da poter prendere le opportune decisioni terapeutiche in modo più informato e consapevole possibile.

 

Quali sono gli stadi in cui si cataloga il cancro della prostata?

Solo se il medico riesce a determinare lo stadio della malattia potrà instaurare la cura migliore per i singoli casi. Le cure possono variare secondo le condizioni generali del paziente, dell'età e dello stadio della malattia. E' importante che il paziente discuta con il medico le diverse opzioni possibili, i loro vantaggi e gli svantaggi.

 Attualmente, in Italia, si usa il sistema TNM, ovvero un sistema internazionale di classificazione dell'evoluzione del tumore secondo 3 parametri. Assieme al Grado di Gleason e il test del PSA, è possibile categorizzare al meglio la gravità della malattia.

 La T associata a un numero da 0 a 4 indica il volume del tumore, La N invece riguarda i lifonodi; anch'essa associata a numeri da 0 a 3,dove N0 indica che i linfonodi regionali (ovvero quelli prossimi e collegati al volume interessato dal tumore) non sono stati colpiti dalle cellule tumorali e sono quindi sani; con le sigle da N1 a N3 invece si indica il coinvolgimento più o meno esteso dei linfonodi; con M0 invece si indica l'assenza di metastasi, con M1 invece la loro presenza.

La scala di Gleason invece cataloga l'aggressività e la velocità di crescita di un tumore, con una gradazione da 2 a 10, dove a numeri più bassi corrisponde un tumore altamente differenziato dalle cellule sane. Dopo una biopsia il patologo assegna un punteggio da 1 a 5 alle formazioni cancerogene maggiormente rappresentate nel campione, e subito dopo un punteggio da 1 a 5 a quelle meno comuni. La loro somma costituirà il valore nella scala

 

Terapia

Le statistiche e i dati relativi a questo capitolo sono oramai datati. Stiamo lavorando per aggiornarli con le più recenti statistiche. Per quanto riguarda la criochirurgia si rimanda alla pagina dedicata, per alcune informazioni di carattere storico e generico:

Prostatectomia radicale;

Prostatectomia parziale;

La radioterapia;

Terapia ormonale;

La brachiterapia.