Urologia - Prostata - Ipertrofia Prostatica Benigna (I.P.B)

Ipertrofia Prostatica Benigna (I.P.B)

Nota anche come adenomatosi prostatica, è un fenomeno che colpisce tutti gli uomini in diversa misura e gravità dopo i 30 anni. Poichè può coesistere con un cancro della prostata bisogna fare degli opportuni accertamenti prima di operare. Tale eventualità va anche esclusa prima di iniziare una cura con medicine. Operare o iniziare una terapia senza avere prima escluso che non coesista un cancro espone a gravissimi rischi il paziente. Come diagnosticare in tempo il cancro della prostata sarà descritto nel prossimo capitolo.

 

Quando si parla di "ingrossamento della prostata nelle persone anziane", si usa quasi sempre una terminologia sbagliata perché:

Con l'età non s’ingrossa tanto la prostata quanto piuttosto un piccolo gruppo di ghiandole poste a ridosso di quel canale urinario (uretra) che attraversa la prostata. Pertanto "dentro la prostata" cresce una specie di nuova ghiandola che schiaccia la prostata verso fuori. Solitamente questa "palla" che cresce dentro la prostata è fatta di due parti poste a destra e sinistra dell'uretra; altre volte esiste anche una terza parte che cresce fra le due e verso la vescica detto lobo medio.

Dopo anni di sviluppo quest’iperplasia prostatica benigna o I.P.B. (per distinguerla dall'adenocarcinoma prostatico maligno, ovvero il cancro) può raggiungere anche le dimensioni di un pompelmo, e la prostata "vera" è schiacciata all'esterno come una buccia.

 

Cause

Non si conosce con esattezza la causa della I.P.B.  Alcuni ricercatori ritengono che sotto lo stimolo delle orinazioni continue, delle eiaculazioni e delle infiammazioni, accadano dei microtraumi che liberano dai tessuti prostatici vicino all'uretra una sostanza capace di causare l'accrescimento delle ghiandole vicine. Anche le alterazioni degli equilibri ormonali nei tessuti sono probabili cause.

 

Quando si cura l'adenoma della prostata?

Non è la dimensione maggiore o minore a rendere necessaria una cura della I.P.B. Bisogna sapere che prostate con piccoli adenomi possono dare molti disturbi e prostate grandi possono anche essere silenti. In molti centri si usa un particolare questionario per capire l'entità dei disturbi di un paziente. Si assegna un punteggio alle risposte dei pazienti, e quanto più elevata è la somma finale, tanto maggiore è la necessità di una terapia.

Lo specialista urologo di concerto col medico curante del paziente, si occuperanno di curare la I.P.B.

 

La I.P.B. può trasformarsi in cancro?

Solo il 20% dei tumori si originano dalla zona di I.P.B. e non è stato dimostrato che le I.P.B. grandi degenerino in cancro più facilmente di quelle piccole. Pertanto non si deve decidere di operare la I.P.B. al fine di prevenire il cancro.

Come abbiamo detto, anche dopo aver tolto l'adenoma, la prostata "vera" resta in sede! Infatti, chi è stato sottoposto a intervento di "prostata" deve seguire i programmi di prevenzione dal cancro prostatico come chi non è stato operato.

Anzi, una ghiandola "tagliata" per togliere l'adenoma potrebbe anche rendere più agevole, quindi pericolosa, la diffusione di un tumore insorto in seguito nella prostata.

 

Terapia

Esistono cure con medicine o con operazioni chirurgiche e decidere quale usare dipende dall'entità dei sintomi, dalle dimensioni dell'adenoma, dall'età e dalle condizioni generali del paziente e anche dall`esperienza dell`urologo.

E' vero che negli ultimi anni sono stati commercializzati farmaci molto efficaci nel ridurre i disturbi associati alla "prostata". Semplificando al massimo: si tratta di medicine che vanno prese per lunghi periodi e che, con meccanismi diversi, allargano il canale urinario che attraversa la prostata, permettendo perciò un deflusso più agevole dell`urina. La loro efficacia è ampiamente dimostrata. Grazie a tali medicine il numero dei pazienti che devono essere operati si e fortemente ridotto negli ultimi tempi. Non tutti i casi, però, ne beneficiano in eguale misura.

 

Ci sono tre grandi gruppi di medicine per la cura non chirurgica della I.P.B.

Farmaci "artificiali" ad azione di tipo ormonale che riducono il volume della prostata e che pertanto riducono la strozzatura dell’uretra.

Farmaci "artificiali" che agiscono sui muscoli del canale urinario e che li forzano ad aprirsi, allargandolo.

Sostanze "naturali" d’origine vegetale la cui azione non è completamente nota, ma che sembra agiscano riducendo eventuali infiammazioni e/o mediante un effetto ormonale "locale" che diminuirebbe il volume prostatico. Recentemente anche queste ultime sostanze sono state sottoposte a indagini cliniche controllate che avrebbero dimostrato la loro efficacia. Anche se si tratta di prodotti “autoprescrivibili” da parte del paziente è sempre meglio però assumerli sotto controllo medico-urologico.

 

Quali sono le medicine adatte al caso?

Soltanto l'urologo può suggerire al paziente la cura più idonea per il suo caso. La scelta non è sempre agevole e talvolta può essere utile o addirittura indispensabile associare più medicine. Inoltre non tutti i pazienti tollerano questi farmaci altrettanto bene, e non sempre i buoni risultati ottenuti in un primo tempo sono poi mantenuti. Si capisce quindi perché la chirurgia mantenga un ruolo importante.

 

Si può curare la salute della prostata, agendo sulla dieta?

Su questo stesso sito troverete a breve un articolo molto più approfondito riguardo la dieta nella prevenzione degli ingrossamenti benigni (adenomatosi) o delle forme tumorali (adenocarcinomi). In ogni caso gli eccessi sono sconsigliabili in ogni campo, sia nella cura dello spirito in qualsiasi sua forma e significato, sia nella cura del corpo. Cibi piccanti e alcolici, cibi fritti, ricchi di grassi saturi sono da evitare; bisogna stare attenti agli eccessi sessuali e anche ai lunghi viaggi, durante i quali non solo la dieta è irregolare ma siamo spesso forzatamente costretti a mantenere una posizione seduta che può favorire le congestioni pelviche.

 

 Di quali interventi chirurgici si parla in caso di IPB?

L'adenomectomia chirurgica: è l`intervento tradizionale, che si esegue attraverso l'addome del paziente ed è riservato alle prostate grosse e a pazienti in condizioni generali almeno discrete.

La resezione endoscopica transuretrale o T.U.R.P.: anche questo è un intervento chirurgico tradizionale, ma si esegue senza "taglio", con uno strumento speciale introdotto nel canale urinario attraverso il pene. Non è un intervento più leggero del precedente, anzi alcune casistiche dimostrerebbero il contrario; è riservato a prostate medio/piccole.

Recentemente sono state proposte nuove terapie alternative. Sono tutte ambulatoriali e poco fastidiose per il paziente. Non tutte sono altrettanto efficaci e vanno considerate sperimentali. Ciò nonostante, almeno per alcune di esse, l'assenza di complicanze rilevanti le rendono una strada alternativa interessante. Citeremo tra queste l’alcolizzazione prostatica che consiste nell’iniettare attraverso un aghetto sottile una piccola quantità d’alcol nella prostata. Tale liquido “brucia” i tessuti causando una riduzione del volume ghiandolare e pertanto un miglioramento dei sintomi.

I vantaggi della tecnica sono: la sua scarsa invasività, la possibilità di operare pazienti in cattive condizioni ad alto rischio operatorio, senza ricovero, la convalescenza breve, la rapida ripresa di una normale minzione, l'evitare i rischi connessi alle altre tecniche chirurgiche tradizionali.

Gli svantaggi sono: essenzialmente non si conosce ancora il follow-up prolungato della tecnica. E' probabile che alcuni pazienti necessitino con il passare degli anni di una seconda procedura disostruttiva. Ad ogni modo questo evento accade anche con le tecniche tradizionali e pertanto non rappresenta un punto a sfavore esclusivo di questa metodica, ma di tutte le pratiche chirurgiche.

 

In pratica:

bisogna porre l’accento sul fatto che soltanto un accurato esame del singolo caso permette di stabilire se il paziente è candidato ad un tipo particolare di terapia che, come per ogni tipo cura, non vanno mai considerati solo gli svantaggi, ma anche i vantaggi delle diverse soluzioni possibili.

 

Conseguenze sulla vita di tutti i giorni e sulla vita sessuale

Non dovrebbe esserci impotenza dopo la chirurgia prostatica. Purtroppo però capita che in alcuni casi tale evento occorra. E non si conoscono esattamente le cause per tale avvenimento.

E possibile un certo grado di incontinenza urinaria dopo un intervento chirurgico tradizionale. Solitamente però, il problema si risolve in poche settimane o mesi.